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    Nikon Z6 III : il sensore parzialmente stacked

    Che cos'è un sensore parzialmente stacked ?

    Se ne parla sul web da qualche giorno, cioé da quando Nikon ha usato questo dizione nella presentazione della nuova Nikon Z6 III.

    Non c'è letteratura al riguardo e Nikon non da spiegazioni esaurienti sul piano tecnico, dicendo soltanto che è la soluzione tecnologica che consente le prestazioni velocistiche della nuova fotocamera.
    Dalla presentazione della macchina abbiamo queste due immagini, catturate dal video :

    Immagine 2024-06-19 155709.jpg

    la prima rappresenta in animazione un flusso luminoso che arriva al sensore ma anche delle parti separate poste sopra e sotto all'area fotosensibile

    parzialmente.jpg

    meglio rappresentate qui, in pianta.

    L'area fotosensibile è quella coperta dal vetro di protezione (quello con le bande multicolore). Sulla cornice del chip sono poi poste in rilievo due altre strisce corrugate, una sopra e una sotto.

    Sinceramente non sappiamo se questa sia una immagine fedele del sensore o se sia una vista artistica che lo rappresenta.
    Ci basta il concetto.

    E su questo, in base alle nostre conoscenze, possiamo ricostruire il resto.
    L'articolo è tecnico ma non troppo, non siamo in grado di approfondire "segreti industriali" né di insegnare agli ingegneri come ci si ingegna.
    Al fotografo non dovrebbero interessare troppo queste cose. Perché non è con questi concetti che si fanno fotografie migliori.
    Così come al pittore non interessa la formula chimica del Blu Oltremare rispetto al Blu di Prussia, quando sceglie l'uno o l'altro per il suo quadro.

    Ma a noi si, perché abbiamo imparato da quando esistono le fotocamere digitali che a seconda delle tecnologie scelte dai progettisti possiamo attenderci determinate prestazioni, prerogative e capacità delle nostre fotocamere.
    E in base a quelle scegliere quelle che ci servono di più. E pagarle il giusto compenso richiesto dal produttore.

    Ma prima approfittiamo per sfatare un paio di miti che circolano sempre sul web quando c'è una presentazione Nikon. Ne abbiamo già parlato su Nikonland.it e Nikonland.eu ma è sempre bene ripetersi.

    Nikon ha capacità progettuali in materia di sensori (e di qualsiasi altra cosa). Le possiede da quando esiste questa tecnologia e le ha sperimentate industrialmente sin dagli anni '90 del secolo scorso con le collaborazioni con Kodak e Fujifilm per la produzione dei primi esemplari di fotocamere digitali commerciali.
    Il sensore della prima ammiraglia, la Nikon D1 del 1999 è un progetto originale Nikon, che allora contava la sensazionale cifra di oltre 10 milioni di pixel, impiegato in varie tipologie di pixel binning nella D1, nella D1h e nella D1x dei primissimi anni 2000.
    Progettato e sviluppato da Nikon Precision (come si chiama adesso la divisione progetti industriali di Nikon) per conto di Nikon Imaging e prodotto da Renesas (società del gruppo Mitsubishi che allora possedeva una fonderia).
    Nikon ha poi progettato la gran parte dei suoi sensori di immagine, come il famoso LBCAST impiegato nella D2h (prodotto da Kodak) e il CMOS della Nikon D3 (prodotto da Sony). O il 24 megapixel della D5200 (prodotti da Toshiba con processo di metallizzazione in rame, anziché ad ossido).
    Lo stesso per tutto le principali Nikon che ricordiamo bene per capacità, colori e prestazioni. D500, D850, D5, D6 fino alle attuali Nikon Z8, Z9 etc., hanno tutte sensori progettati dal reparto progettazione Nikon e poi dati da produrre a terzisti.

    Nikon Precision produce i macchinari (stepper, o scanner ad immersione) che l'industria mondiale utilizza per la produzione dei microchip di fascia media (come i sensori di immagine, quelli per l'automotive, i chip di memoria e i display a cristalli liquidi).
    Ma non possiede fonderie per la produzione dei wafer in Silicio e la successiva stampa dei microchip. Per avere dei prodotti finiti, si rivolge a terzisti. Terzisti che possono essere Sony, Samsung, TSMC, Omnivision.

    Non è l'unica a farlo. Nomino solo alcune delle più famose società al mondo che progettano microchip altamente sofisticate che sono definite "fabless", ovvero che non hanno fonderie proprie.
    Le prime che mi vengono in mente sono Apple, AMD, Nvidia, Qualcomm. Ma ne potrei aggiungere tante altre meno note al pubblico comune. Per esempio Fujifilm ha una lunga tradizione nella progettazione di sensori, con Nikon e da sola, poi prodotti da terzisti, allora come oggi.
    Panasonic/Leica idem.
    Altri come Phase One e Hasselblad invece si accontentano di acquistare sensori già pronti sul mercato, magari personalizzati ma di fatto già concepiti (per lo più da Sony Semiconductor, che è società separata anche fiscalmente da Sony Imaging).

    Se Nikon si rivolge abitualmente a Sony lo fa per contiguità e convenienza, in quanto Sony Semiconductor è il principale produttore di sensori al mondo ed ha tutte le fonderie strategicamente ubicate in Giappone (di questi tempi la geopolitica gioca un fattore importante nella scelta dei fornitori; avere TSMC o Samsung come fornitore, visto che hanno il grosso degli stabilimenti a Taiwan e in Korea del Sud può esporre a problemi futuri) e poi perché c'è una lunga collaborazione con Sony Semiconductor.
    Sony Semiconductor non è Sony Imaging, così come Nikon Imaging non è Nikon Precision. Ma Nikon Imaging e Nikon Precision parlano correntemente con Sony Semiconductor e la stessa Sony Imaging si serve da Sony Semiconductor.
    In più queste tecnologie non sono segreti industriali, non sono scienza aliena, non si tratta di sistemi esclusivi come quelli per la produzione dei microprocessori di fascia altissima, per ora impiegati solo da ASML.
    Quindi se Sony presenta un sensore stacked, anche Nikon può farlo (e lo fa). Se Sony pensa un sensore Global Shutter anche Nikon può farlo (e lo farà, specie adesso che possiede RED che utilizza correntemente sensori global shutter).
    Se Nikon "si inventa" un sensore "parzialmente stacked", probabilmente anche Sony impiegherà qualche soluzione simile per le sue prossime fotocamere di fascia media.

    Perché di fascia media ? Perché se la Nikon Z6 III fosse una ammiraglia, non ci sarebbero vincoli di budget e quindi impiegherebbe un sensore stacked o un sensore global shutter.
    Questo sensore "parzialmente stacked" di fondo è una soluzione creativa per avere i vantaggi permessi dalla sovrapposizione di microchip sul sensore a costi inferiori a quelli dei sensori delle ammiraglie (per Nikon Z8 e Z9).

    Con queste premesse, parliamone meglio.

    Si tratta di una formula di marketing ?
    Per certi versi si, serve a chiarire il concetto che la macchina è veloce per mezzo di una tecnologia che il pubblico già conosce. Ma non così veloce come una Z8 o una Z9, a cui il cliente resta indirizzato se cerca prestazioni allo stato dell'arte.

    Cerchiamo di andare nel dettaglio descrivendo per sommi capi come é fatto e perché un sensore di immagine.

    Si tratta essenzialmente di un microchip stampato con un processo industriale di tipo ottico-elettronico in un macchinario di questo tipo

    08_nsr-2205il1_01.thumb.jpg.4278179cdae997fad4175db4ffd864c8.jpg

    lo stepper Nikon NSR-2205iL1 andrà in consegna dal mese prossimo e rappresenta una soluzione compatta.
    E' in grado di stampare su wafer (cioé cilindri di silicio a superficie levigata) di diametro inferiore ai 300mm, con una risoluzione nell'ordine dei nm (nanometri, ovvero miliardesimi di metro, ovvero milionesimi di millimetro).

    Con questa stampa vengono disegnati nel silicio i componenti del sensore, sia quelli fotosensibili (i fotodiodi) che le cavità di condensazione delle cariche elettriche ricavata, che la successiva metallizzazione di contatto che i circuiti di amplificazione, filtraggio, conversione.

    Esiste in pubblico dominio, letteratura di conforto da cui abbiamo tratto alcune immagini di esempio.

    sonylytiasensors004.jpg.361bdd2fe29bb9e1e9cf8109fc5bbc2a.jpg

    a sinistra un quartetto (secondo la matrice di Bayer) di fotodiodi, sotto alle loro microlenti singole e ai filtrini colorati che consentono alle fotocamere di "immaginarsi" i colori colorati (argomento che è ben conosciuto ma che non sarà trattato in questa sede).
    Il fotodiodo riceve la luce (i fotoni) ed essendo sensibili, genera una corrente elettrica che è proporzionale all'intensità della luce che riceve.
    Più luce arriva, più corrente viene prodotta. Meno luce arriva, più basso sarà il livello della corrente prodotta.
    Questa corrente viene accumulata nella cavità del fotodiodo e viene trasmessa dal fondo allo strato di metallizzazione per accedere alo strato inferiore che contiene l'elettronica necessaria a filtrare la corrente, eliminando parassiti e spurie, ed amplificare "il segnale".
    La trasformazione della luce in elettricità è un processo a basso rendimento e le correnti generate sono molto deboli. Per essere utilizzate devono essere amplificate.
    Questo è un tradizionale sensore di quelli che conosciamo da anni.

    Quello a sinistra è a strato singolo, quello a destra è a doppio strato.
    Il doppio strato consente di avere una maggiore capacità di accumulazione (pariamo del sensore di un telefonino).

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    Gli strati sono composti da wafer differenti, letteralmente sovrapposti ed incollati con un processo di termocompressione.
    Ogni strato è stampato separatamente, in una sorta di processo tridimensionale.
    La connessione tra gli strati avviene per metallizzazione (ovvero collegamento singolo, punto-punto con un metallo conduttivo, come il rame o l'oro).

    Ma esistono diversi tipi di sovrapposizione. Quello descritto qui è il wafer on wafer (ovvero incollare un wafer su un altro), ci sono quelli che si riferiscono alla sovrapposizione di microchip sopra ad un wafer.

    A-process-flow-of-chip-to-wafer-bonding-with-Cu-SnAg-microbumps-through-a-NCF.png.b980da208fd2ddd630468d4d0d1edaae.png

     

    il processo industriale non è banale.
    Ogni wafer viene stampato con il processo più indicato a seconda dei componenti che deve contenere, poi viene lavato, levigato, tagliato.
    Sovrapposto, ricotto, compresso.

    Bumpless-TSV-and-wafer-on-wafer-WOW-process-flow-The-WOW-process-consists-of-four.png.cc905c12bbcb64d9d676e3cee8564c3c.png

    questo processo si chiama bonding.

    E viene ripetuto tante volte quanti sono gli strati.
    Quanti sono gli strati ?
    Sono quanti sono necessari per ottenere il microchip finale.

    Si tratta di un procedimento industriale a basso rendimento, con un alto indice di scarto. Tipico della produzione delle memorie dei computer ma la produzione dei sensori avviene allo stesso modo.

    Alla fine il nostro sensore viene ricavato dal taglio del wafer sottostante (quello target), i singoli sensori vengono misurati e testati. Quelli difettosi, scartati, gli altri montati su scheda.

    Nikon-D5200-sensor-made-by-Toshiba-2.thumb.jpg.26b36613096b87f9e0813bccbf76fabe.jpg

    questo è il sensore della Nikon D5200 prodotto da Toshiba.
    Le piste di bonding interno sono in rame, quelle esterne, come vedete, sono in oro.
    Intorno ai chip, sulla schedina esterna, ci sono altri circuiti necessari per il dialogo del sensore con la scheda madre principale della fotocamera.

    Con il processo di stacking è possibile integrare tutta l'elettronica necessaria (e altra ancora) sul singolo chip.
    Ma per ogni strato, aumentano i costi e lo scarto.

    Un sensore stacked a più livelli può essere così idealmente rappresentato

    iedm-2017-sony-stack.thumb.png.6cfe06234d78bdfb43190f3d31e538d0.png

    abbiamo lo strato fotosensibile (i pixels), quello con la memoria e quello con i circuiti.
    Ogni strato è diverso, stampato con processi differenti (28, 30, 40 nanometri) per uno spessore totale di 130 micron.
    A sinistra abbiamo la vista in altezza, a destra quella in pianta (le tre immagini sono le piante dei tre strati, poi impilati ed incollati uno sull'altro).
    Ma potremmo avere anche più strati ancora dipende.

    Speriamo di aver chiarito la logica e la complessità del processo.

    Rivediamolo ancora :

    Sony3-layer-4.jpg.324ebb09d190279b1755d8497919cc61.jpg

    3 Livelli :

    • sensore propriamente detto
    • memoria di transito
    • logica di conversione

    non sono rappresentati i circuiti analogici di amplificazione e filtraggio della carica elettrica, posti sotto al sensore (primo strato).

     

    Ma perché queste complicazioni ?

    Pensiamoci su.
    I fotoni colpiscono il fotodiodo.
    Il fotodiodo si eccita e produce una corrente che viene accumulata sul fondo dello stesso.
    Dal fondo la corrente viene prelevata, filtrata e amplificata.
    Questa corrente è ancora allo stato analogico.
    Deve essere convertita in informazioni digitali.

    Che devono essere sistemate da qualche parte, in attesa che il sensore riesca a leggere tutta la superficie.

    Si perché l'enorme quantità di dati non viene processata immediatamente ma con un sistema di scansione progressiva, dall'alto verso il basso, la cui velocità dipende dalla velocità del sistema complessivo.
    Determinata dai colli di bottiglia.
    Nel tempo i convertitori sono stati resi più rapidi e meno voraci di corrente ma le informazioni devono essere riportate nella memoria.
    Tutto questo richiede tempo.
    Un tempo brevissimo per noi (nell'ordine delle decine o meno di millisecondi) ma che va ripetuto 1-10-20-30-60-120-240 volte al secondo.
    Per tutto il sensore, per tutti i pixel.

    Quello strato di DRAM (memoria volatile) indicato nell'ultima figura, è responsabile della velocità complessiva del sistema.
    Più c'è memoria e più questa memoria è adiacente ai pixel, più è rapido il sistema.
    Se è lento, è necessario suddividere la lettura del sensore in striscioline più alte, se è veloce, le striscioline si assottigliano fino a scomparire.
    Che è il caso del sensore cosiddetto a global shutter, che altro non è che un sensore stacked particolarmente prestante e in grado di processare tutto il sensore in una passata sola.

    Se la memoria è separata ed è lenta, il processo è lento, la macchina è lenta (sensore non stacked).
    Se la memoria è integrata é tanta ed è veloce, il processo è più veloce, la macchina è più veloce (sensore stacked cno rolling shutter o stacked con global shutter).
    Se la memoria è integrata ma è meno di quella di un sensore stacked tradizionale ... abbiamo l'uovo di Colombo. Il sensore parzialmente stacked.

    Ok, ma veniamo alla Nikon Z6 III ?

    Immagine2024-06-18162631.thumb.jpg.c0653cb1dac3c97ae31603ad07296454.jpg

    la nostra bestiolina promette e mantiene prestazioni velocistiche (la parola performance è lo slogan che ha caratterizzato tutto il lancio della nuova macchina) superiori a quelle delle pariclasse (Nikon Z6 I e II, Nikon D780, Canon EOS R6 II e Sony A7 IV) perchè ha questo sensore parzialmente stacked che loro non hanno.
    Ma soprattutto - che era l'obiettivo finale - con un costo industriale e uno scarto ridotti, tali da giustificare un costo per Nikon e per l'utente finale, più conveniente rispetto alle ammiraglie (altrimenti sarebbe stato più facile usare il sensore della Z9 anche qui, no ?)

    Insomma, come il turbo con l'intercooler dei bei tempi in cui venivano lanciate le prime gran turismo con motore a frazionamento ridotto ma vivaci e prestanti "quasi" come le più grandi berline a 6, 8 e 10 cilindri.

    Senza sminuire il concetto perché a noi interessa il risultato, come abbiano industrialmente ottenuto questa parziale sovrapposizione di memoria sul sensore non ci riguarda direttamente, ci basta quanto ci stanno dicendo da Nikon, visto che le parole sono suffragate dai fatti.

    Immaginiamo solo che il wafer con la memoria, sia sovrapposto ma la metallizzazione di connessione sia limitata alle due zone effettive in cui sono stati stampati i chip della memoria ram che fa da tampone(*) durante la lettura del sensore :

    parzialmente.thumb.jpg.7e9fa9397b4a9e63a723f98c35b5f4dd.jpg

    che è qui rappresentata - secondo noi - pittoricamente (dato che lo strato di memoria sta normalmente sotto allo strato sensibile).

    La connessione così resta veloce come in uno stacked completo ma la corrispondenza tra pixel e fotodiodi non può essere totale come lo è in uno stacked come quello della Z9.
    Nel senso che questa memoria non basta per fare tutto alla velocità ... della luce.
    Nikon ha saggiamente scelto di contenere i megapixel nel confortante valore di 24 megapixel, se avesse usato una risoluzione più alta, non avrebbe potuto ottenere questa velocità.

    Quindi il risultato finale è una prestazione che si pone a metà strada tra quello di una Z6 di I e II generazione e una Z8/Z9.

    (*) memoria tampone che non deve essere confusa con il buffer della fotocamera, altra memoria, fisicamente separata che serve al processore per conservare le immagini finite in attesa di registrarle sulle schede di memoria.
    In questa memoria disposta sul sensore viene depositata l'immagine digitale del sensore, ancora monocromatica e non trattata, mano a mano che viene letta e convertita nel processo AD.

    Quanto veloce ?

    Dai primi test informali sembra che il tempo di lettura (read out) del sensore della Nikon Z6 III sia di circa 9.2 millisecondi.
    Cioè tutte le informazioni vengono lette dalla prima all'ultima riga, in 9.2 millisecondi.
    Per confronto, nella Z9 il processo impiega circa 3.7 millisecondi.
    Mentre nella Z6 II questo tempo è di poco più di 33 millisecondi.

    Quindi, ad occhio e croce, il sensore della Z6 III è circa 3.5 volte più veloce di quello della Z6 II e circa 3 volte più lento di quello della Z9.

    Parlando di striscioline di pixel letti ad ogni passata, abbiamo 12 righe per Z9/Z8, circa 20 per Z6 III ed oltre 60 per Z6 II.
    Con le relative conseguenze in termini di banding e di "resistenza" agli artefatti da rolling shutter.

    Che per tutte queste macchine esistono, come esisteranno sempre, più o meno ridotti, salvo che non si adottino sensori di una velocità tale da poter leggere tutta l'area fotosensibile in una unica passata.
    Ma per impieghi non assolutamente estremi, possiamo dire che la qualità di immagine per lo più non ne sarà influenzata.

    Un ultima precisazione. Quali che siano gli strati, la tecnologia di questi sensori è tutta la stessa sul piano della cattura di immagine. BSI, DUAL BASE ISO, si applicano allo stesso modo.
    Rispetto ad un sensore con un ridotto numero di strati o con uno strato solo - quando possibile - nei sensori a molti strati sovrapposti e con operazioni impegnative sul piano energetico come l'uso della memoria ad alta densità e velocità, un sensore più complesso tenderà a produrre più calore e a consumare quindi più energia. Con influenze sulla generazione di rumore di lettura, creazione di segnali parassiti, difficoltà di amplificazioni pulite e conseguenti riduzioni della gamma dinamica. 
    Aver scelto una soluzione elegante come quella pensata da Nikon per la Z6 III dovrebbe mettere al riparo da tutto ciò, quindi ci aspettiamo - e il primo riscontro è positivo - che sul piano della gamma dinamica e del rumore, la Z6 III possa comportarsi molto, molto bene, rispetto alle altre Nikon.

     

    ***

     

    Speriamo di aver dato qualche informazione in più, in carenza di spiegazioni tecniche ufficiali, almeno per avere una chiave di lettura personale o per avere qualche nozione ulteriore sul funzionamento delle attuali tecnologie dei sensori di immagine che utilizziamo tutti i giorni.

    Rimandiamo per altri approfondimenti ai precedenti articoli :

    Il sensore delle Nikon D1 e la tecnica del pixel binning (ed 2023)
    La nuova Sony α9 III : l'evento per i dieci anni del sistema Sony α
    Sensibilità ISO, Dual Gain, Dual Base/Native ISO : Nikon Z9 e Nikon Z6 II
    Dipende se hai il sensore, baby, non dai tappi di birra !
    Il sensore d'immagine stacked pensando alle future Nikon Z professionali
    L'otturatore : meccanico ed elettronico (rolling shutter, global shutter)
    Nikon, Sony e l'Avvocato Prisco, buonanima
    E' bene sapere chi sia Nikon Corporation
    Nikon, i sensori, l'industria giapponese

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    • Administrator

    Letto tutto: messa una coppa per il lavoro certosino di collazione e rielaborazione. E per i tempi brevissimi dalla pubblicazione delle notizie/presentazione della macchina e l'edizione di questo articolo, che resterà una pietra miliare specie per gli youtubber che da domani parleranno di questi argomenti con un filino di cognizione in più di prima.

    Adesso ci penso e lo metabolizzo/digerisco: ma la domanda (anzi due) sorge spontanea:

     

    quali sono le aree di miglioria di questo innovativo sistema di organizzazione elettronica rispetto alle Z6ii: tangibii e riversabili sul file (oltre al miglior readout del sensore che metterà al riparo da fluttering e banding, quasi come con Z9 ed 8) ?

     

    La seconda:

    tutto ciò vale i 3k euro del prezzo per il 98,9% dei futuri acquirenti della Z6iii, non particolarmente interessati alle evidenti migliorie sulla parte video della loro nuova videofotocamera?  

    Vabbè, anche una terza:

    ma tra la 6iii ed una 8 ...saresti incerto nella scelta?

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    45 minuti fa, Max Aquila ha scritto:

    Letto tutto: messa una coppa per il lavoro certosino di collazione e rielaborazione. E per i tempi brevissimi dalla pubblicazione delle notizie/presentazione della macchina e l'edizione di questo articolo, che resterà una pietra miliare specie per gli youtubber che da domani parleranno di questi argomenti con un filino di cognizione in più di prima.

    Adesso ci penso e lo metabolizzo/digerisco: ma la domanda (anzi due) sorge spontanea:

     

    quali sono le aree di miglioria di questo innovativo sistema di organizzazione elettronica rispetto alle Z6ii: tangibii e riversabili sul file (oltre al miglior readout del sensore che metterà al riparo da fluttering e banding, quasi come con Z9 ed 8) ?

     

    La seconda:

    tutto ciò vale i 3k euro del prezzo per il 98,9% dei futuri acquirenti della Z6iii, non particolarmente interessati alle evidenti migliorie sulla parte video della loro nuova videofotocamera?  

    Vabbè, anche una terza:

    ma tra la 6iii ed una 8 ...saresti incerto nella scelta?

     

    Il sensore della Nikon Z6 III è circa 3.5 volte più veloce in termini di capacità di estrazione dei dati rispetto alla Z6 II e alla Z6 I.
    Questo unito alla velocità del processore - circa 10 volte maggiore rispetto al precedente utilizzato su quelle macchine - completa un quadro impostato sulla performance.
    Che è di ordine generale su tutte le caratteristiche di impiego della fotocamera.
    Più reattiva, più consistente, più costante, più affidabile (per continuità di risultato) della Z6 II.

    Dalle prestazioni video discendono - come abbiamo cercato di anticipare in un altro editoriale - anche le prestazioni fotografiche.
    Se ad un fotografo non interessa il video 6K full frame o il video 4K120P full frame (possibilità negate alla Z6 II), interesseranno probabilmente i 60 scatti fotografici al secondo in full-frame (possibilità negata persino a Z8 e Z9) e la possibilità del fermo immagine a 240 frame al secondo, eccezionale - ad esempio - per documentare scene reali in wildlife.
    Se non lo interessano nemmeno queste cose, ci si dovrà domandare perché pensi alla Z6 III.

    Forse per il display completamente articolato, il mirino più fedele e fluido, le più efficienti porte di interfaccia, il nuovo sistema di Picture Control Flessibili, il Cloud.
    La gran parte delle cui caratteristiche non prescindono dalle performance combinate di processore e sensore (un processore efficiente su un sensore vecchio come quello della Zf non lo permetterebbero).

    Se nemmeno questo lo catturerà, probabilmente sarà un'altra la Nikon Z per lui.

    Se tutto ciò non vale il prezzo dei 3000 euro richiesti - in linea con i prezzi di lancio delle concorrenti di pari-fascia e prestazioni oggi inferiori - allo stesso modo, potrà più favorevolmente rivolgersi ad altri modelli Nikon Z.

    Tra Nikon Z6 III e Nikon Z8 la differenza resta, evidente a chi sappia servirsi delle caratteristiche di ognuna.

    Primo tra tutti il dual-view che assicura un flusso separato tra immagine elaborata e immagine inviata al mirino. Prestazione concessa solo dal sensore "full" stacked.
    E la differente velocità di sincronizzazione del sensore stesso. Nella Z8 si è potuto fare a meno dell'otturatore meccanico perché il sensore sincronizza ad 1/270''.
    La Z6 III arriva solo sino ad 1/100'' e questo non consente di scattare con il flash in otturatore elettronico.
    Infine, per chi fa tanti servizi fotografici, non avere l'otturatore meccanico è una liberazione da tanti fastidi.

    Di contro l'otturatore meccanico della Z6 III assicura scatti fermi in condizioni in cui l'oscillazione della luce va ad interferire sulla frequenza di readout del sensore di Z8 e Z9 generando bande, impossibili da ridurre in postproduzione e complicate da attenuare ad occhio in fase di ripresa cambiando la velocità di scatto.

    Chi è attento al budget, potrà puntare ad acquistare più facilmente due Z6 III identiche per le sue necessità professionali di quanto non farebbe per due Nikon Z8.

    Ma probabilmente quando avremo le due macchine in prova per un congruo periodo di tempo, troveremo ulteriori punti di forza di ciascuna.

    Al momento ribadiamo che l'idea dei progettisti di dotare di un sensore innovativo questa macchina le sta permettendo di svettare in un segmento estremamente ben presidiato da concorrenti temibili e già consolidati da anni (Canon e Sony).

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    • Nikonlander Veterano
    33 minuti fa, Max Aquila ha scritto:

    Letto tutto: messa una coppa per il lavoro certosino di collazione e rielaborazione. E per i tempi brevissimi dalla pubblicazione delle notizie/presentazione della macchina e l'edizione di questo articolo

    Concordo appieno con il pensiero di Max

    Speriamo di aver dato qualche informazione in più, in carenza di spiegazioni tecniche ufficiali, almeno per avere una chiave di lettura personale o per avere qualche nozione ulteriore sul funzionamento delle attuali tecnologie dei sensori di immagine che utilizziamo tutti i giorni.

    E l'eccellenza il tuo lavoro se lo merita anche perché se ci fossero le spiegazioni tecniche ufficiali non sarebbero comunque poste in una forma così intellegibile come le descrivi tu, in questo ultimo articolo e in tutti i precedenti.

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    • Administrator
    2 minuti fa, Nikonland Admin ha scritto:

     

    Il sensore della Nikon Z6 III è circa 3.5 volte più veloce in termini di capacità di estrazione dei dati rispetto alla Z6 II e alla Z6 I.
    Questo unito alla velocità del processore - circa 10 volte maggiore rispetto al precedente utilizzato su quelle macchine - completa un quadro impostato sulla performance.
    Che è di ordine generale su tutte le caratteristiche di impiego della fotocamera.
    Più reattiva, più consistente, più costante, più affidabile (per continuità di risultato) della Z6 II.

    Dalle prestazioni video discendono - come abbiamo cercato di anticipare in un altro editoriale - anche le prestazioni fotografiche.
    Se ad un fotografo non interessa il video 6K full frame o il video 4K120P full frame (possibilità negate alla Z6 II), interesseranno probabilmente i 60 frame al secondo in full-frame (possibilità negata persino a Z8 e Z9) e la possibilità del fermo immagine a 240 frame al secondo.
    Se non lo interessano nemmeno queste cose, si dovrà domandare perché pensi alla Z6 III.

    Forse per il display completamente articolato, il mirino più fedele e fluido, le più efficienti porte di interfaccia, il nuovo sistema di Picture Control Flessibili, il Cloud.
    La gran parte delle cui caratteristiche non prescindono dalle performance combinate di processore e sensore (un processore efficiente su un sensore vecchio come quello della Zf non lo permetterebbero).

    Se nemmeno questo lo catturerà, probabilmente sarà un'altra la Nikon Z per lui.

    Se tutto ciò non vale il prezzo dei 3000 euro richiesti - in linea con i prezzi di lancio delle concorrenti di pari-fascia e prestazioni oggi inferiori - allo stesso modo, potrà più favorevolmente rivolgersi ad altri modelli Nikon Z.

    Tra Nikon Z6 III e Nikon Z8 la differenza resta, evidente a chi sappia servirsi delle caratteristiche di ognuna.

    Primo tra tutti il dual-view che assicura un flusso separato tra immagine elaborata e immagine inviata al mirino. Prestazione concessa solo dal sensore "full" stacked.
    E la differente velocità di sincronizzazione del sensore stesso. Nella Z8 si è potuto fare a meno dell'otturatore elettronico perché il sensore sincronizza ad 1/270''.
    La Z6 III arriva solo sino ad 1/100'' e questo non consente di scattare con il flash in otturatore elettronico.
    Infine, per chi fa tanti servizi fotografici, non avere l'otturatore meccanico è una liberazione da tanti fastidi.

    Di contro l'otturatore meccanico della Z6 III assicura scatti fermi in condizioni in cui l'oscillazione della luce va ad interferire sulla frequenza di readout del sensore di Z8 e Z9 generando bande, impossibili da ridurre in postproduzione e complicate da attenuare ad occhio in fase di ripresa cambiando la velocità di scatto.

    Chi è attento al budget, potrà puntare ad acquistare più facilmente due Z6 III identiche per le sue necessità professionali di quanto non farebbe per due Nikon Z8.

    Ma probabilmente quando avremo le due macchine in prova per un congruo periodo di tempo, troveremo ulteriori punti di forza di ciascuna.

    Al momento ribadiamo che l'idea dei progettisti di dotare di un sensore innovativo questa macchina le sta permettendo di svettare in un segmento estremamente ben presidiato da concorrenti temibili e già consolidati da anni (Canon e Sony).

    ecco...

    queste precisazioni valgono quanto l'articolo che le origina, stando in rapporto di causa-effetto.

    Per chi non sappia leggere tra le righe.

    Ed ora gli youtubber allungheranno i loro selfvideo

     

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    • Nikonlander Veterano

    Anche io ho due domande, una direttamente connessa alla Z6III. Non mi è sembrato vedere, nelle presentazioni ufficiali, la tendina che si chiude automaticamente allo spegnimento della macchina per favorire il cambio delle ottiche. Se è effettivamente così, la domanda che mi pongo è sarebbe stato così difficile dotarne anche la Z6III ?

    La seconda invece riprende una nuova caratteristica molto allettante della Z6III e mi riferisco ai 120fps a piena risoluzione. Sarà impossibile aumentare la risoluzione dei fotogrammi sulla Z8 che attualmente sono limitati a 11MP ?

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    • Nikonlander Veterano

    Lascio Mauro e Max a smentirmi, ma mi pare che a 120 fps anche la Z6III non è a risoluzione piena, ma anche lei in formato DX, che cade "casualmente" intorno agli 11 megapizze... Oserei pensino pensare che il problema in questo caso sia l'expeed 7, quello è grossomodo il massimo che può gestire a quella velocità.

    Per il discorso della tendina, si sarebbe stato difficile, perché hai già quella dell'otturatore. Dovresti metterne una seconda, ma a quel punto non avresti lo spazio per metterla. E usare la tendina dell'otturatore, che deve viaggiare a velocità pazzesche direi non è il caso sia usato per fare da scudo, basterebbe un colpetto per mandarlo fuori bilancia e fare disastri!

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    • Nikonlander Veterano

    la Nikon Z9 (e la Z8) è capace di riprese a 60 frame al secondo ma riducendo la risoluzione a formato DX.
    La Nikon Z6 III invece ha i 60 frame al secondo a piena risoluzione di 24 megapixel.

    :36_14_3:

    A piena risoluzione in effetti sono solo i 60fps e non i 120 

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    • Administrator
    16 minuti fa, Giuseppe Paglia ha scritto:

    1) Anche io ho due domande, una direttamente connessa alla Z6III. Non mi è sembrato vedere, nelle presentazioni ufficiali, la tendina che si chiude automaticamente allo spegnimento della macchina per favorire il cambio delle ottiche. Se è effettivamente così, la domanda che mi pongo è sarebbe stato così difficile dotarne anche la Z6III ?

    2) La seconda invece riprende una nuova caratteristica molto allettante della Z6III e mi riferisco ai 120fps a piena risoluzione. Sarà impossibile aumentare la risoluzione dei fotogrammi sulla Z8 che attualmente sono limitati a 11MP ?

    1) è un componente meccanico. Ogni componente meccanico non assolutamente necessario, aumenta i costi di installazione e quelli di manutenzione. Credo che la scelta di utilizzarlo solo su Z8 e Z9 derivi dal fatto che in quelle macchine è raccomandabile per l'assenza dell'otturatore meccanico (per non lasciare il sensore esposto alla luce del sole diretto noi raccomandiamo sempre di attivarlo)

    2) s&eo, la Z6 III ha la raffica full-frame solo a 60 frame al secondo. A 120 scatti al secondo decade come la Z8 e la Z9 a 11 megapixel in JPG normal. Non ho spiegazioni su questi limiti, mi riservo di fare le prove necessarie sulla Z6 III per determinarne le dimensioni del buffer.

    Approfitto per ribadire a margine dell'articolo dell'Admin, che la memoria di cui si parla nel sensore è un tampone volatile necessario per accantonare temporaneamente i dati estratti dal sensore prima dell'avvio degli stessi al processore per le successive elaborazioni.
    Si tratta della rappresentazione numerica dei livelli di tensione stimati sui singoli pixel.

    Il buffer invece è una memoria separata, esterna al processore, posta sulla scheda madre della fotocamera, che serve al processore stesso per depositare le immagini e i video già elaborati per la successiva memorizzazione sulle schede di memoria.

    L'equilibrio tra la velocità di estrazione dei dati, la velocità di elaborazione in tempo reale e la capacità di scrittura del buffer, gestito dinamicamente, può determinare o meno scelte progettuali di limitare il formato e la risoluzione del file finito.

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    • Nikonlander

    La prima cosa che mi viene da dire è GRAZIE per l'accurata spiegazione, un bel ripasso di dove ci porta l'elettronica! Bello il paragone con il mondo automobilistico, un 4 cilindri turbo non sarà mai come un 8V! Da quello che ho capito Nikon ancora una volta è riuscita nell'arduo compito di creare un modello intermedio senza scalfire il top di gamma, logico ma non banale da ottenere! Visto che a spanne il sensore da 24 mpx guadagna 1/3 distop rispetto ai 45 mpx delle Z8/9 credo che terrò solamente le mie senza dar loro una sorella minore!

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    • Nikonlander Veterano

    Una delle domande che più ricorrono dal momento della presentazione della Z6III è il tempo di redout del sensore.
    Abbiamo informazioni ufficiali? Si legge di alta velocità ma non si è capito su quale valore sia.

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    • Administrator
    5 minuti fa, Sakurambo ha scritto:

    Una delle domande che più ricorrono dal momento della presentazione della Z6III è il tempo di redout del sensore.
    Abbiamo informazioni ufficiali? Si legge di alta velocità ma non si è capito su quale valore sia.

    Abbiamo informazioni ufficiali per altre fotocamere, siano Nikon che di altri marchi ?
    No esistono solo dati informali, ricavati empiricamente da osservazioni sui file e sui video.

    Come quelli riportati nell'articolo :

    "Dai primi test informali sembra che il tempo di lettura (read out) del sensore della Nikon Z6 III sia di circa 9.2 millisecondi.
    Cioè tutte le informazioni vengono lette dalla prima all'ultima riga, in 9.2 millisecondi.
    Per confronto, nella Z9 il processo impiega circa 3.7 millisecondi.
    Mentre nella Z6 II questo tempo è di poco più di 33 millisecondi.

    Quindi, ad occhio e croce, il sensore della Z6 III è circa 3.5 volte più veloce di quello della Z6 II e circa 3 volte più lento di quello della Z9.

    Parlando di striscioline di pixel letti ad ogni passata, abbiamo 12 righe per Z9/Z8, circa 20 per Z6 III ed oltre 60 per Z6 II.
    Con le relative conseguenze in termini di banding e di "resistenza" agli artefatti da rolling shutter."

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    • Administrator
    1 minuto fa, M&M ha scritto:

    Abbiamo informazioni ufficiali per altre fotocamere, siano Nikon che di altri marchi ?
    No esistono solo dati informali, ricavati empiricamente da osservazioni sui file e sui video.

    Come quelli riportati nell'articolo :

    "Dai primi test informali sembra che il tempo di lettura (read out) del sensore della Nikon Z6 III sia di circa 9.2 millisecondi.
    Cioè tutte le informazioni vengono lette dalla prima all'ultima riga, in 9.2 millisecondi.
    Per confronto, nella Z9 il processo impiega circa 3.7 millisecondi.
    Mentre nella Z6 II questo tempo è di poco più di 33 millisecondi.

    Quindi, ad occhio e croce, il sensore della Z6 III è circa 3.5 volte più veloce di quello della Z6 II e circa 3 volte più lento di quello della Z9.

    Parlando di striscioline di pixel letti ad ogni passata, abbiamo 12 righe per Z9/Z8, circa 20 per Z6 III ed oltre 60 per Z6 II.
    Con le relative conseguenze in termini di banding e di "resistenza" agli artefatti da rolling shutter."

    sarà sfuggito...

    come anche la mia domanda

    Cita

    ma la domanda (anzi due) sorge spontanea:

     

    quali sono le aree di miglioria di questo innovativo sistema di organizzazione elettronica rispetto alle Z6ii: tangibii e riversabili sul file (oltre al miglior readout del sensore che metterà al riparo da fluttering e banding, quasi come con Z9 ed 8) ?

    io ti giuro che l'articolo l'ho letto :lingua:

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    • Nikonlander Veterano
    25 minuti fa, M&M ha scritto:

    Abbiamo informazioni ufficiali per altre fotocamere, siano Nikon che di altri marchi ?
    No esistono solo dati informali, ricavati empiricamente da osservazioni sui file e sui video.

    Come quelli riportati nell'articolo :
    ....

    Ok, è quello che intendevo, al netto dei risultati empirici sul campo.
    Grazie per la conferma.

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