Questo articolo non è suffragato da fatti.
Solo segnali, voci, congetture e analisi da un punto di vista privilegiato che ci portano a fare alcune anticipazioni.
Fino alla decisione di limitare le esportazioni di tecnologia verso le imprese cinesi, queste hanno fatto shopping nel mondo occidentale e in particolare in Giappone.
Alcuni marchi storici sono passati a proprietà cinesi ma ancora di più, a seguito di ristrutturazioni e cambi di orientamento di grosse industrie giapponesi, i cinesi hanno importato tecnologia, macchinari, intere linee di produzione in patria.
Anche a seguito dei tagli effettuati da Nikon nel comparto imaging di qualche anno fa, ci sono stati trasferimenti in Cina.
La tecnologia ottica non è propriamente considerata strategica, almeno non quanto quella relativa alla stampa di microchip (Nikon è stata invitata vigorosamente a non consegnare più ai clienti cinesi gli stepper delle ultime generazioni) e comunque le conoscenze non sono secretate, comprese quelle del ricettario per produrre i vetri speciali. Ne sono prova anche gli articoli del nostro Marco Cavina che a momenti, include nelle sue rassegne anche la pesatura della polvere nel crogiolo del forno per fondere il vetro utilizzato nei progetti migliori delle ottiche più esclusive.
La Cina ha in tutti i settori industriali colossi di proporzioni continentali. Ci sono singole industrie cinesi, dell'acciaio, dell'alluminio e del vetro che da sole, emettono quanto mezza Europa intera (cittadini e vacche da latte comprese).
Che spingono per dotarsi di capacità proprie di progettazione all'avanguardia ed hanno illimitate risorse finanziarie, dirette o acquisite dallo stato.
Non è un segreto lo sforzo immane in campo militare, la Cina sta varando una classe di superportaerei quasi al livello di quelle americane, nonostante un gap di esperienza secolare e la totale mancanza di esperienza nel settore.
Cosa sarà mai sviluppare un microchip ARM o RISC al confronto di un sistema di lancio di bombardieri da un ponte lungo 300 metri ?
Ancora più semplice, tornando al nostro campo, progettare al simulatore schemi ottici da realizzare con vetri speciali, impiegare motori lineari per movimentare i gruppi di messa a fuoco e decrittare qualsiasi sistema di codifica messo a punto da Nikon, Canon, Sony, Fujifilm.
La metallurgia ? Alluminio e leghe leggere, oltre all'acciaio, sono quasi totale appannaggio delle industrie cinesi.
Siamo proprio sicuri che abbiano bisogno di riprendersi Taiwan per fare l'ultimo passo ? A noi sembra più una questione di principio che di vera e propria necessità.
Ma veniamo veramente a noi adesso.
In queste pagine abbiamo a più volte parlato degli obiettivi cinesi.
Non sono tutti dello stesso livello.
Alcuni marchi arrivano a stento a fare obiettivi manual focus.
Altri hanno provato a fare qualche cosa di autofocus con alterne fortune.
Tra queste spicca Viltrox che dopo la prima generazione di ottiche più o meno anonime o mediocri, ha cominciato a prendere il volo, offrendo via via prestazioni sempre più formidabili.
Ovviamente a prezzi cinesi.
Senza dire eresie esagerate, riteniamo che il Viltrox 16mm f/1.8 sia semplicemente una pietra miliare nel suo segmento e che abbia realmente poche alternative.
Ma se possiamo cedere alle nostre particolari inclinazioni, il 75mm f/1.2, pur formato APS-C, è capace di dare del tu al Nikkor Z 85 mm f/1.2 e al 135/1.8 Plena, pur lasciandoli in una categoria che fa scuola a se.
La capacità produttiva c'è, il controllo di qualità è di buon livello. La ricerca e sviluppo è in grado di produrre modifiche ai firmware in tempo quasi reale con le necessità. Il livello dei prodotti è elevato.
Hanno la possibilità di emettere continuamente modelli nuovi, per tutti i marchi principali esclusa Canon che ha chiaramente chiesto di evitare di usare il suo attacco RF.
Bene, fin qui, lo stato dell'arte attuale. E quindi ?
E quindi, Viltrox ha presentato una linea di obiettivi anamorfici cine di buon livello ma soprattutto uno zoom ad apertura fissa di f/4 ed escursione focale ideale per il cinema che entrerà in produzione nel 2025, sarà dedicato ad Hollywood (è stato presentato ai Warner Bros Studios di Burbank), pesa 12 chilogrammi e costerà una cifra vicina ai $ 60.000.
Ovviamente sarà manual focus perchè in quel campo sono gli operatori che sanno come si mette a fuoco come richiesto dal regista.
Non sembra ma non è banale mettere a punto un sistema che intercetti le chiamate all'obiettivo da parte del corpo macchina quando abbiamo una focale variabile.
E infatti non c'è per ora nessun marchio cinese che abbia proposto uno zoom autofocus per Nikon, Sony o Fujifilm.
Per ora.
Perché ci sono concreti rumors in rete secondo cui le cose sono a buon punto e nel 2025 potremmo vedere il lancio di 2 o 3 zoom autofocus nei principali attacchi mirrorless.
Non se ne sa molto di più e magari i piani non sono ancora stati definiti.
L'arena degli zoom, lo sappiamo, è quella più presidiata sia dai produttori di fotocamere che da quelli di ottiche. Alla fin fine Tamron vive soprattutto di zoom, prodotti con marchio proprio o con quello dei suoi clienti.
L'ingresso di un cinese con progetti moderni, ben funzionanti, a prezzi competitivi anche per Tamron e Sigma potrebbe realmente avere un effetto dirompente.
Noi ci crediamo. E sebbene non ne abbiamo alcuna prova, pensiamo possa essere Viltrox.
Mentre verso la fine dell'anno vedremo i primi obiettivi a focale fissa f/1.4 di fascia alta, capaci di mettere in difficoltà sia Nikon che Sony.
Ci aspettiamo novità per la prossima primavera. Con un paio di zoom luminosi in full-frame e uno in formato DX.
Si tratta di avere pazienza e di non trattenere il fiato.
Perché sono tante le variabili in gioco - anche di natura geopolitica e tanto più grandi del nostro campo e qualsiasi cosa potrebbe ritardarne più che l'annuncio, la messa in produzione.
Ma non basta.
I cinesi non vogliono dipendere dai giapponesi nemmeno per i corpi macchina.
Aspettiamoci che in gioco si mettano anche loro, non sappiamo se con un nuovo attacco o con l'uso di qualche cosa in licenza (magari L di Leica ?).
Ma la cosa potrebbe fare il botto in un mercato che si va facendo sempre più stanco e più complicato per Nikon, Canon e Sony ma soprattutto per Panasonic e Fujifilm (trascuriamo OM e Pentax che oramai non fanno più tendenza).
Qualcuno potrebbe farsi seriamente male.
Certo avere un sistema di fotocamere ben strutturato come quelli giapponesi che hanno alle spalle quasi 100 anni di esperienza non sarà facile e ci vorranno almeno 5 anni.
Ma 5 anni fa nessuno di noi avrebbe immaginato di riuscire a fare foto di elevata qualità usando obiettivi cinesi ... o ascoltare musica ad altissima risoluzione con elettroniche cinesi di qualità paragonabile alla migliore tecnologia occidentale, se non superiore.
Noi le adotteremmo ?
Pensiamo di no, siamo patologicamente nikonisti e salvo che Nikon non si riconverta all'industria bellica crediamo di poter continuare così.
Ma se pensiamo a quanto siano belle le foto che scattiamo con un Viltrox, ci sentiamo più "emozionati" al pensiero del prossimo progetto ottico di livello di questo marchio, quando proposto a 500 euro, contro i 2000 e più di Nikon.
In un mercato che inesorabilmente continuerà a spostarsi verso costi insostenibili per il comune fotoamatore, si tratterà per molti se decidere di continuare solo con l'usato o con il vecchio, oppure aprirsi alla concorrenza cinese.
E in questo, la Cina è molto più vicina di quanto qualcuno ammetterebbe mai.
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