C'è luce in fondo al tunnel dell'industria fotografica ?
Ho il timore di dover dire che no, nonostante io possa dire che la mia passione per la fotografia sia oggi più viva che mai e di gran lunga più soddisfacente di quanto non fosse nei due periodi di boom che ho vissuto.
Una dozzina di anni fa si vendevano al mondo oltre 120 milioni di fotocamere di tutti i generi. Oggi sono poco più di sette milioni.
Questo dato però è drogato dal fatto che, caso rarissimo sul mercato, tutta l'industria sia sostanzialmente concentrata in un'unico Paese, il Giappone, e che questo si bei nel guardarsi l'ombelico, facendosi redigere statistiche a propria immagine e somiglianza.
i dati CIPA e gli altri grafici di vendita, le classifica EISA, i premi al design, danno solo una microfotografia dell'insieme, escludendo dal contesto fenomeni che l'industria vuole disconoscere o che crede di esorcizzare semplicemente credendo di poter continuare a campare come ha sempre fatto.
Perché non si tratta più solo di fotocellulari.
La leggenda dice che quando Steve Jobs e il suo gruppo hanno sviluppato l'iPod (perché la figlia di Steve, Liza, usava il Walkman Sony e non poteva passare da una traccia ad un'altra senza svolgere o riavvolgere il nastro) abbiano capito che stavano decretando la fine dell'industria discografica basata sulle registrazioni fisiche. In effetti il nastro magnetico è scomparso, il vinile è una curiosità per nostalgici e palati alla ricerca del diverso a tutti i costi, il CD è il vero defunto della questione, sostituito non semplicemente dal formato compresso digitale ma dallo streaming, sottoprodotto dell'iPod ma soprattutto dell'iPhone che di fatto - parole della leggenda di Jobs - ha decretato la morte prematura dell'iPod.
In effetti l'iPod è scomparso subito. Ma anche l'iPad e i tablet sono relegati ad un mercato di nicchia di chi ha bisogno di qualche cosa di più comodo di uno smartphone e non vuole necessariamente un notebook o un computer desktop.
Passaggi di tecnologia che hanno un presupposto. Quel "good enough" ("buono a sufficienza") che fa abbracciare una tecnologia più comoda anche se non necessariamente migliore di quella, scomoda, che si sta abbandonando.
Ricordo bene di quanto male suonassero i primi CD e i primi lettori Philips. Ma erano un milione di volte più comodi ed efficienti, oltre che ragionevolmente più longevi di nastri e vinili. E il lettore non richiedeva tutte quelle sconfortanti regolazioni di piatti e bracci e testine.
Ovvio che il giradischi doveva sostanzialmente scomparire anche se all'inizio suonava meglio.
Il fotocellulare non fa fotografie migliori di una mediocre fotocamera. Ma le fa, le fa senza che il "fotografo" debba sapere fotografare.
Permette un editing spiccio al volo senza cambiare strumento (ma quali schede di memoria, quali cavi, quali Photoshop ?).
Soprattutto permette di condividere lo scatto con gli amici, addirittura di inviare la foto del nipotino alla nonna sulla sua cornice digitale del soggiorno. Che se è connessa, ha sostituito i vecchi album di 10x15 stampati su carta Kodak.
Se date in mano una fotocamera ad un giovane o ad un giovanissimo, questo sarà affascinato sulle prime.
Ma subito dopo pretenderà di fare video.
E cinque minuti dopo aver fatto quel video, chiederà come fare per tagliarlo e correggerlo on-camera e, soprattutto come condividerlo.
Vorrà che questo video sia stabilizzato, che si possa fare in soggettiva, che sia di qualità adeguata ma senza troppi "sbatti".
Certo noi fotografi siamo ancora una legione numerosa. Ma sempre più spesso molti di noi si disperdono.
E c'è il rischio concreto, per ragioni anagrafiche e di "comodità del vivere" che interi manipoli semplicemente si dissolvano
come la leggenda vuole che abbia fatto l'imbattuta IX Legio Britannica, scomparsa con armi e aquile, semplicemente confondendosi con i locali celti, prima ancora che comparisse Re Arthur.
Oggi la richiesta di qualità c'è ancora ma c'è a condizione che non sconvolga la vita, non richieda investimenti faraonici e tempi esagerati di realizzazione.
è il mondo moderno e sembra che i produttori giapponesi se ne rendano conto ma solo alla loro maniera.
La dottrina militare imperiale ha sempre previsto piani meticolosi, discussi in riunioni plenarie davanti a modellini del campo di battaglia.
E' un classico quello della Battaglia di Midway.
Che però prevedeva che gli americani si comportassero come i giapponesi prevedevano che avrebbero fatto.
E non come hanno fatto gli americani.
Quindi pare che i produttori giapponesi oggi abbiano in mente solo i vloggers e il video.
Ma non capiscono che i loro strumenti vanno ripensati, adeguati, trasformati.
semplicemente non tengono conto - come hanno fatto con lo smartphone che sostanzialmente ha loro mangiato il pasto ... composto dalle compattine e dalle entry-level digitali - del fatto che la fuori ci sia chi pensa con una testa differente.
GoPro produce action camera che tutti gli sportivi e buona parte dei vlogger usano. Sono compatte, semplici, relativamente economiche, producono video e foto di qualità sufficienti agli scopi di condivisione (comunque condizionati dalla necessità di compressione spinta).
Ebbene, GoPro da sola, nel 2023 ha venduto un numero di apparecchi che è pari a circa la metà della produzione di Nikon+Sony+Canon messe insieme.
Un mercato in cui le tre giapponesi non sono presenti se non marginalissimamente, in cui Nikon ha tentato di entrare in punta di piedi e rimediando un fallimento sonoro con le mai troppo presto dimenticate KeyMission.
Ma il mondo va ancora più rapidamente di così.
DJI, quella dei droni e dei gimbal è entrata in un mercato vulnerabile e scoperto con un prodotto dirompente che in pochissimo sta facendo ancora meglio di GoPro.
Se osservate i video dei vlogger in movimento - non quelli seduti davanti alla videocamera nel loro studio che vi propinano lunghi e noiosi sermoni - praticamente tutti utilizzano uno strumento ancora più geniale delle GoPro.
la Osmo Pocket 3 costa meno di una Z30 nuda, ma include gimbal stabilizzato, display orientabile, connessione online e una videocamera montata su un braccio robotizzato automatico che vi può seguire mentre vi muovete.
Guidabile via smartphone con una APP stabile, rapida, semplice, sicura.
Fa un bel 4K che non sarà come quello di una Z6 III ma è sufficiente per andare online domani con il video girato ieri.
E senza troppi mal di testa.
Ogni recensore di automobili, di fotocamere, anche di pentole e di ricettari da cucina se ne sta comprando una (o più).
Altro che kit Nikon da vlogger.
Consiglio di amministrazione Nikon : alziamo i prezzi, tanto i fotonaturalisti ci seguono. Se poi non dovesse andare, proviamo con qualche compatta senza mirino.
Dovesse andare male, alziamo le mani e ci dedichiamo ai prodotti per l'industria. Che ne dite ?
***
Come reagisce l'industria fotografica a questi fenomeni ?
Con il solito paternalismo.
Perché loro sanno cosa dare ai propri clienti.
Quindi la strategia di tutti è quella Leica.
Ci arrocchiamo nel mercato di fascia alta, aumentiamo prezzi unitari e margini percentuali, scaliamo il video professionale e il cinema.
Leica lo fa perché il suo cliente è più attiguo a quello delle boutique del centro che vendono capi firmati.
In fondo una M-11D non costa poi tanto di più di una borsetta di coccodrillo o di un paio di scarpe cucite a mano. Ne ho viste in centro a Milano nei pochi negozi del genere che hanno l'ardire di esporre il prezzo in certi prodotti (non parlo di pret-a-porter, ovviamente).
Nikon (e gli altri) lo fanno perché i loro manager sono sostanzialmente degli esperti di finanza (che non hanno fatto il master ad Harvard).
Per Nikon in particolare, l'abbiamo visto nel loro piano a medio termine Vision 2030.
La barra direttrice è mantenere il livello di fatturato minimo e un margine complessivo lordo del 10%. Che paghi il capitale e gli azionisti e consenta il reinvestimento in ricerca e sviluppo.
Ma di fatto perdendo contatto con la realtà, il mercato. Soprattutto i clienti.
il vero capo di Nikon è un esperto di finanza incaricato da Mitsubishi di evitare "pericolose" svolte come le KeyMission.
Attento amministratore, punta alla soddisfazione del board e degli azionisti.
Che non sono utenti abbonati come quelli di Adobe : sono fotografi.
Il risultato è che alla tassa delle complicazioni della fotografia digitale (software sempre più esosi ed inefficienti che richiedono hardware sempre più complesso e costoso) si somma quella di ingresso per la fascia minima di qualità.
Che per Nikon adesso è posta a $2500/€3000, cioé il prezzo della Z6 III.
Questo non vuol dire che con il materiale al di sotto non si possa fotografare ma che le macchine al di sotto non rientrano nei loro piani di attenzione e di cura. Così come ne sono usciti i flash, gli accessori, gli obiettivi di primo equipaggiamento (un 50mm costa 600 euro : una volta bastavano 90.000 lire !).
E questo crea disaffezione, sconforto, anche repulsione da parte dei fotografi.
Che in fondo hanno già tutto quello che serve per fotografare. Oppure possono trovarlo sull'usato. Con conseguente fatturato ZERO per Nikon.
Che Nikon si impegni nel video e in quello del cinema è bello e ci rende orgogliosi. Ma per i fotografi questo chiaramente significa solo che ci sarà sempre meno trippa per i gatti ...
Modelli del genere si sono già visti in tanti altri settori, anche quelli non drogati dal monopolio come di fatto è la fotografia (fuori dal Giappone ci sono sostanzialmente solo Leica e Hasselblad che insieme contano una frazione percentuale del totale delle vendite globali).
Sappiamo come sono finiti : vero Pioneer, Sansui, Aiwa e Akai ?
***
E quindi ?
E quindi, è finita. L'industria fotografica che conosciamo si avvia verso una lenta estinzione.
Chi ha una lunga e secolare tradizione alle spalle - come Leica e Nikon - si arroccherà in nicchie di altissimo livello, qualità e prezzo.
I restanti inesorabilmente si impegneranno in altri settori (come già fanno Minolta ed Olympus o che sono rapidi a cambiare campo di impiego tipo Sony).
In fondo al tunnel c'è il buio per l'industria fotografica.
Naturalmente tutto questo non ha nulla a che fare con i fotografi e la fotografia.
I fotografi sono artisti e la fotografia è arte.
Entrambi trascendono dagli strumenti e da chi li produce.
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