"E oggi, l'inverno del nostro scontento, si è trasformato nel glorioso sole di York" (Riccardo III, atto I, scena I, W. Shakespeare)
Cominciare dalla citazione di una delle più grandi tragedie della letteratura inglese potrebbe non sembrare di buon auspicio, specie considerando l'inglorioso epilogo della vicenda con il nefando protagonista che trova la morte pur disposto a barattare il proprio regno, ingiustamente usurpato, per un cavallo.
Forse perchè la speranza è sempre l'ultima a morire.
Ma mi viene in mente nello scrivere questo editoriale, suggeritomi dai due recenti "aggiornamenti" firmware per le Nikon Z6 e Z7 pubblicati da Nikon.
Aggiornamenti di routine, per certi versi, cui dovremmo essere abituati dai nostri smartphone che si aggiornano ad ogni pié sospinto, anche senza che noi ne sentiamo l'effettiva necessità, forse per motivi a noi ignoti (ed è meglio che sia così) e solo raramente per darci funzionalità utili o attese.
Qui la questione è diversa.
Perchè é Nikon che ci ha promesso fin dall'agosto 2018 l'aggiornamento del firmware delle sue Z per supportare le nuove schede CFexpress, per cui - Nikon dice - sono state espressamente progettate.
Perchè é Nikon che ci ha promesso un anno fa che avrebbe reso disponibile l'aggiornamento del firmware della sue Z per supportare il formato video ProRes Raw di Atomos.
Ed è Nikon che oggi esce con un aggiornamento di routine che insieme a null'altro, aggiunge il supporto per le schede CFexpress di Sony che, a quanto ne so io, non sono ancora sul mercato.
Mentre lo sono quelle di Lexar, di Sandisk e di Prograde (e presto di Delkin) che apparentemente non sembrerebbero supportate.
Facilmente è solo un primo aggiornamento cui ne seguiranno altri a breve, speriamo.
Ma questo, in mancanza di comunicazioni ufficiali o di comunicati stampa di Nikon - che a questo momento, ore 08:15 del 17/12/2019 non mi risultano - ci autorizza solo a congetture.
Così come a congetture ci apre il ritardo rispetto all'originaria roadmap dell'uscita del Nikkor Z 70-200/2.8 S, necessario "come il pane" per l'offerta delle Nikon Z, a tutt'oggi disperatamente orfane di teleobiettivi nativi a 16 mesi dal lancio.
O la riemissione di una nuova versione della roadmap obiettivi Z, molto più fumosa, opaca, indefinita e sostanzialmente priva di timing. Ovvero una roadmap che non è una roadmap ma una cosa priva di utilità pratica e pronta ad essere smentita se andiamo a vedere la realtà dei fatti, i ritardi nel mantenere le promesse ....
... il fatto che ci sono nikonisti che segnalano di aver ricevuto il loro 500mm f/5.6 PF dopo quasi 12 mesi di attesa.
O la mancanza di qualsiasi dettaglio riguardo allo sviluppo di quella Nikon D6 che - a torto o a ragione - viene considerata dal management di Nikon, un prodotto assolutamente strategico.
Per tacere del fatto che noi utilizzatori di Nikon Z vorremmo presto vedere anche un aggiornamento del firmware che rivoluzioni l'autofocus di Z6 e Z7, buono ma deficitario per molti aspetti.
Questo non l'hanno mai promesso ma è un sentiment diffuso e che certamente creerebbe tanta soddisfazione se fosse annunciato con emissione a breve.
"Ma la causa, la causa .... a voi non la dirò, o caste stelle" (Otello, W. Shakespeare)
In uno dei suoi (verbosissimi) articoli, proprio ieri Thom Hogan (qui) ha puntato il dito sulla scarsa capacità di comunicazione di Nikon e sulla sostanziale incapacità di Nikon - in questo momento - di mantenere le sue promesse.
L'articolo in linea di massima è del tutto condivisibile sia nelle premesse che nelle sue ovvie conclusioni. Ma secondo me pecca su due sostanziali aspetti.
La comunicazione - mancante, assente, deficitaria o fumosa - di Nikon non è la causa ma l'effetto.
E le logiche di Hogan sono troppo sofisticate - richiamando concetti di quelli che vengono trasmessi nei Master di Business & Administration post laurea ad Harvard o alla Bocconi.
Perchè nessuno dei manager di Nikon viene da Harvard, alcuni a malapena biascicano l'inglese.
Nella realtà nessuno dei manager di Nikon è un nikonista. Nè un fotografo.
Oggi il top management di Nikon è composto da mezzemaniche contabili e ingegneri che si sono formati nel comparto industriale di Nikon.
Dove contano le specifiche e le misure di laboratorio.
"Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d'un sogno è raccolta la nostra breve vita" (La tempesta, Atto IV, Scena I, W. Shakespeare)
Ma oggi Nikon si rivolge per lo più ad una clientela di stampo consumer, composta al 95% e più da fotoamatori. Gente che ha già tutto e pure il superfluo e che vive di sogni da materializzare.
L'unico modo per vendere a questa gente (ovvero a noi) è promettere loro dei sogni e poi renderli materiali.
Solo sognatori come noi possono essere capaci di sognare al posto nostro e poi venderci il loro sogno.
Come si può sperare che uomini insicuri, malfermi, incapaci pure di tenere in mano una fotocamera - che non conoscono e di cui non sanno servirsi - possano sapere cosa sogna uno di noi tanto da farci sbavare perchè un nostro sogno diventi realtà ?
Ecco caro Thom, la noce del problema sta qui. In Nikon non ci sono più nikonisti.
Non c'è amore per quello che fanno e producono. Nemmeno l'insana folle passione che ha portato Riccardo III nel fango dopo aver cinto la corona d'Inghilterra.
"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento" (Sonetto 116, W. Shakespeare)
Ma noi no, noi siamo nikonisti. Noi siamo appassionati fotografi. Noi amiamo ciò che utilizziamo per fotografare.
Nikonland è probabilmente rimasta l'ultima enclave di veri nikonisti al mondo.
Ne andiamo fieri. Per noi è un modo di essere. E non ci interessa molto sapere che gli altri sono diversi.
La difesa d'ufficio dei manager Nikon sia centrali che locali alla critica sulla mancanza di comunicazione, di chiarezza, di condivisione di intenti è sempre la solita : " citami un altro marchio che sia disposto a svelare i suoi programmi".
Chissenefrega degli altri. Noi pretendiamo da Nikon un trattamento speciale per tutto l'impegno e l'attenzione - economica - ma non solo - che per decenni le abbiamo riservato.
Per questo Nikon deve tornare ai nikonisti. Solo così ci potrà essere quel cambio di passo necessario perchè resti sul mercato.
Diversamente, potrà vivere nella nostra memoria ma non nei nostri sogni. Memoria e sogni risiedono nella stessa locazione e possono anche coesistere.
Ma gli effetti per il conto economico di una società che vive di fatturato come Nikon sono opposti.
Di memoria non si vive. Di sogni per il futuro si. Anzi, di memoria si muore, di sogni si cresce e si prospera.
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