No, non avete capito, non si tratta di quegli sgradevoli problemi gassosi legati alla cattiva digestione o agli spasmi intestinali, no.
La GAS, acronimo dall'inglese Gear Acquisition Syndrome - traducibile più o meno come SAC, Sindrome dell'Acquisto Compulsivo ( di Attrezzatura) - è una malattia indipendente dalla corretta o meno alimentazione e che colpisce molti fotografi o sedicenti tali.
Questo articolo, non troppo serio, è una riflessione su questo istinto e la confessione di un ex GASista
A volte, troppe volte, a tanti prende la smania. Pensiamo, no, "sentiamo", un impulso salire dallo scantinato del nostro cervello : noi vogliamo, ci dobbiamo procurare assolutamente quel tale obiettivo, fotocamera, quel tale accessorio, altrimenti la nostra produzione fotografica subirà un drastico calo di qualità (o, ammettiamolo, un calo di motivazione?).
Per carità, non c'è niente di male a comprarsi dell'attrezzatura nuova, anzi restare aggiornati e procurarsi gli strumenti migliori che possiamo permetterci per soddisfare la nostra passione è assolutamente un bene. Non è GAS.
La GAS è diversa. Come riconoscerne i sintomi?
Il sintomo principale è che si compra un obiettivo/corpo macchina/altro aggeggio, con la convinzione (autoindotta, prima la voglia poi la giustificazione) che è assolutamente indispensabile per fare al meglio quello che vogliamo fare, la verità è che ci si fanno un po' di foto così così (ad essere generosi), con l'alibi che "tanto sono di prova" e poi? Poi il prezioso strumento di cui non si poteva fare a meno, senza il quale l'arte non poteva esprimersi, va a finire da qualche parte, la produzione artistica rallenta (se mai è partita) e tutto tace, no, al contrario, parla e scrive tantissimo sui forum di quanto sia buono questo o quello, e se va bene si mostrano per lo più gatti, cani, neonati, canarini, antenne paraboliche, per valutare aberrazioni di ogni genere, fino a che l'astinenza si fa sentire ed eccoci a nutrire il nostro spacciatore fotografico preferito, a procurarci l'ultimo grido con cui si fotograferanno gli stessi cani, gatti ed antenne paraboliche (i neonati anche, non hanno fatto in tempo a crescere, mentre i canarini li ha mangiati il gatto) per prova, poi chi lo sa.
Ma perchè ha preso un 70-300 Tamron? Ehmm Dottore, perchè permetteva un rapporto di riproduzione maggiore del Nikon, ed era molto economico.
Ma guardi questo crop 100% non mi dica che non sapeva che la qualità non era paragonabile? Beh dottore, lo sapeva anche il gatto (sigh).
Ma quante foto ci ha fatto con questo obiettivo prima di darlo via? Scusi dottore, mi stanno chiamando al cellulare...
Se per caso si va a fotografare davvero, può anche essere che ci si porti l'attrezzatura vecchia, perchè l'altra la stiamo ancora studiando.
Esiste una cura?
Ci sono casi incurabili, quelli che hanno bisogno dell'emozione dell'acquisto più ancora che dell'oggetto stesso, al pari dei giocatori, lì ahimè non c'è niente da fare.
Per gli altri, ci vuole un po' di buona volontà ma sì, è una malattia curabile. Ecco la ricetta:
Il primo ingrediente della medicina è un esame su se stessi: Qual'è il genere fotografico che preferisco? Oltre a preferirlo nella mente, fotografo davvero, sto continuando a fotografare?
Se la risposta è no... allora forse è il caso di mettersi a riflettere se non sia meglio prima chiarisi le idee su cosa si vuole fare e dopo valutare gli acquisti in modo che non siano a casaccio e soprattutto senza fine.
Se ci viene voglia di qualcosa solo perchè è nuovo, magari accattivante, ma non ci serve realmente, beh, è un problema di GAS.
Lei si è comprato un corredo Fuji, perché? Mah dottore, in quel momento mi sembrava la cosa giusta da fare e poi le Fuji X sono tanto carine...
Ma le ha rivendute in fretta, per tornare a Nikon, come mai? Scusi dottore, ma devo andare, mi sono ricordato di un impegno urgente...
Nel caso invece si abbiano le idee piuttosto chiare e sì, si stia ancora fotografando, allora si può passare al secondo ingrediente: Valutare se quel mirabolante attrezzo di cui ci ha preso il desiderio è coerente con quello che ci va di fotografare, se è davvero utile o invece eccessivo per qualche motivo, peso, ingombro chi lo sa.
Tornando seri per un momento, un acquisto extra Nikon di cui non sono pentito è la SIGMA Sd4 H. Nella sua sia pur ristretta comfort zone, è una gran macchina (e la uso davvero).
Altro passo fondamentale, è chiedersi se davvero l'oggetto del desiderio ci può portare a fare foto migliori o se invece il problema maggiore sono i nostri limiti, piuttosto che quelli dell'attrezzatura e perciò faremmo meglio ad investire su noi stessi in termini di tempo e studio, anzichè investire denaro in oggetti di per sè ottimi, ma che non riusciremmo a sfruttare per quel che potrebbero rendere se fossero in mani più capaci.
Ho arricchito il mio corredo del nuovo corpo macchina e dei nuovissimi obiettivi, ma le mie foto non sono per niente migliori di quelle che facevo prima... mmm... cosa vorrà dire? Ma certo! Che devo comprare altra attrezzatura!
Piuttosto, sarebbe meglio investire in studio ed esperienza...
(Da Phoblographer)
Se questa strada sembra troppo difficile, volendo, c'è la soluzione alternativa, completamente opposta: riconoscere la cronicità della malattia, reagire con un'alzatina di spalle, e senza farsi troppi problemi comprarsi quello che ci pare sapendo che saranno i soliti gatti, cani neonati, nonni e parabole TV "preliminari" e che ad essere sinceri il nostro divertimento sta lì più che nel fare fotografie (e un po' sta anche nelle discussioni infinite online sulle attrezzature, il purple fringing, il focus breathing il cuscinetto, il barilotto...)!
Attenti però, non dobbiamo essere puritani/integralisti/manichei tutto bianco o nero. Togliersi uno sfizio un volta tanto, per vezzo o curiosità, voglia di provare, non è un male, lo si fa tutti e non per questo si soffre di GAS, specie se soprattutto si fotografa. E' quando la bilancia pende pesantemente dalla parte dell'acquisto che verso l'uso effettivo degli oggetti acquistati che bisogna cominciare a preoccuparsi.
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