Il treppiede fotografico è detestato da molti fotografi ed è facile capire perchè: pesa è ingombrante e limita, impaccia, i movimenti del fotografo. In genere quindi è una noia che tutti i fotografi vorrebbero evitare.
Questi fotografi però sfruttano metà delle potenzialità della fotocamera perchè per tempi più lunghi del 1/60 s non c'è mano ferma che tenga. Questa dovrebbe essere un motivo sufficiente a convincere della ragione del treppiede, non un accessorio, ma parte normale di un corredo fotografico. Niente da fare: è scomodo, pesante goffo... Ok, ma che treppiedi usate?
Da circa una decina di anni scatto solo con treppiedi Gitzo Systematic serie 3 e 5 SENZA COLONNA CENTRALE in carbonio. NON MI DO PACE DALL'AVER FATTO QUESTA SCELTA TARDI, TARDISSIMO. Perchè?
Questo tipo di strumenti sono veloci da piazzare sul campo, da regolare e sono relativamente leggeri, per quel che sostengono, tanto da'avermi permesso di portarli ovunque, dal mare ai 3000m di quota. C'è però un ambito in cui anche il più piccolo Gitzo GT3541LS risulta troppo invasivo. Si tratta di quelle situazioni (e non sono poche) in cui non c'è spazio, non c'è tempo, non si può. Gitzo non ha mai voluto realizzare, nella sua serie 2, qualcosa di equivalente alle serie 3 e 4 cioè qualcosa di parimenti robusto ma che avesse un peso ed una dimensione veramente contenuti
Lo ha fatto la cinese Leofoto con questo coso qui l' LS - 254 C
Il Leofoto è minuto, rispetto ai cugini franco-italiani è un cinesino minimale, ed alla prova sul campo mi ha consentito di scattare con questi archibugi qui.
Ovviamente mirror lock-up e scatto da telecomando, ma solo sui tele perchè con i grandangoli non ha troppa paura. Certo, se gli tirate il collo (tutto aperto alla max altezza) vi strozzerete, ma con le dovute accortezze permette di scattare con qualsiasi reflex per focali fino a 300 mm anche in DX.
Il Leofoto montato a lato sullo zaino che uso per le mie escursioni.
La leofoto nella confezione mette di ogni. Oltre alla bella sacca imbottita (fornita di serie) nel Kit Bundle trova posto una testa perfettamente adeguata al treppiede, i piedini per il ghiaccio, un set di chiavi per smontare completamente l'attrezzo e una colonna centrale telescopica pensata per essere avvitata sul piattello e ... che non userò mai.
Nei numeri il treppiede si riassume nelle foto seguenti che non commento. Li ho verificati e son qui da vedere.
Qualche foto di dettaglio del prodotto tanto da dare il senso della qualità di questa manifattura che, a tutti gli effetti, è tutto fuorchè una "cinesata".
Nel mio modo consueto di usare il treppiede questo Leofoto si è inserito perfettamente. Ai miei occhi è il mini systematic che Gitzo non ha mai voluto realizzare. Dopo due estati e qualche gita invernale posso dire che il Leofoto è un oggetto estremamente robusto ed affidabile.
Uso ed abuso: tre esempi da incorniciare
1) In montagna alla veloce
Una giro in giornata, a febbraio, su in Valsavarenche a spiare gli ungulati lungo la strada poderale. Nikon D500 sul 200-400/4, Nikon D800e con il 17-35/2.8 e 60 micro. Leggero leggerissimo che son scoppiato. No il treppiedi no non lo porto, tanto tempo non ce ne sarà....però il leo è piccolo, lo attacco fuori allo zaino e manco lo sento. Così è che ho potuto fotografare le stalattiti di ghiaccio nella gallerie del Nivolet ma soprattutto mi ha aiutato a sorreggere i 4.5 kg di 200-400 +D500 per una lunga osservazione di una coppia di giovani stambecchi acrobati inerpicati sui tronchi di larice abbattuto, un comportamento "arboricolo" che non avevo mai osservato tra gli stambecchi. Il Leofoto è troppo debole per stabilizzare come si dovrebbe l'insieme di tele e fotocamera, ma è robusto abbastanza per sgravarmi del peso e consentirmi di stare a lungo a puntare i due mattacchioni con le corna. L'amico Paolo con attrezzatura più leggera della mia ha desistito per mal di braccia.
2) Appostamento fluviale
Forse non tutti sanno che quando ci si apposta per le riprese dei selvatici si porta appresso un sacco di roba. Il posizionamento richiede lavoro e lo si sfrutta fino all'ultima bava di luce. Il treppiede in queste sessioni è "occupato" dal tele grosso, quindi può accadere che certe riprese non si possano fare perchè il supporto è già occupato. Il Leo 254 mi consente di utilizzare una seconda fotocamera e di scattare quelle immagini che altrimenti potrei solo osservare dai buchi della rete mimetica. E' il caso del Monviso che si specchia nel Sesia dopo il tramonto.
3) In Sardegna per 72 ore
Tre giorni in Sardegna a cavallo dell'ultimo WE di settembre. Butto il Leofoto e le ML Fiuggi in uno zainetto da studente e via, volo Malpensa - Cagliari. L'ultimo giorno, un tuffo serale a Santa Giulia (Villasimius). Le luci del dopo tramonto accendono il granito di tinte incredibili. Il Leofoto viene utile per 30s di posa alle rocce bagnate dal mare.
Sono solo tre esempi in cui la maneggevolezza di questo Leofoto hanno dato la possibilità di fotografare dove altrimenti non mi sarebbe stato possibile.
Concludendo, al netto delle limitazioni dimensionali e prestazionali, questo modello di Leofoto è a tutti gli effetti un treppiede che ha i medesimi skill della serie Gitzo Systematic, caratteri di praticità tali da far dimenticare la "scocciatura" treppiede a favore delle Opportunità offerte da un solido supporto di ripresa. Quanto costa? Al momento della stesura di questi appunti siamo a meno di 300 euro (kit omnicomprensivo). Direi che specialmente per gli utilizzatori di Nikon Z questa è una soluzione da valutare con grande attenzione.
Per gli interessati, i bisognosi di strumento uguale o simile o diverso ma furbo ed al giusto prezzo, segnale il distributore unico per l'italia
Photofuture
che ha base a Cagliari. Spulciate il sito e chiedete indicazioni direttamente a loro, sapranno dare ottimi consigli.
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Auguri per un felice Natale 2019 a tutta Nikonland ed amici collegati
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