ColorChecker Studio è la soluzione di Calibrite per la calibrazione professionale dallo scatto alla stampa, definita dal produttore come lo strumento ideale per chi vuole raggiungere la corrispondenza dei colori tra schermo e stampa (qui dettagli dal produttore).
Si basa su uno spettrofotometro, questo:
Nella scatola c'è un color checker piccolo, che è una schedina di plastica con 24 patch colorate, utile sia per fare la calibrazione della macchina sia per prendere il bilanciamento del bianco e dei colori della scena ripresa, ad esempio in still life quando la loro riproduzione perfetta dei colori è obbligatoria.
(immagine cortesia del sito ufficiale del produttore).
Lo spettrofotometro lavora insieme al software CCStudio, compatibile con Mac e PC. Lo sto usando da diversi mesi, prima per lo schermo ed ora per la stampa avendo cambiato la stampante. Non ho ancora provato a profilare le macchine fotografiche ma francamente credo che non lo farò, non ne vedo l'utilità in quanto i profili ProStandard di Capture One sono decisamente molto molto buoni e perchè, non facendo riproduzione, a me sostanzialmente interessa immensamente di più che vada in stampa quello che vedo sullo schermo del mio Mac.
Per completezza di contesto, prima di addentrarmi nel come si fa a calibrare la stampante aggiungo due informazioni:
* Un buono schermo è determinante per una corretta visione delle immagini, ma ancora di più è necessario che questo sia a sua volta calibrato per restituire al meglio i colori e ancora di più la luminosità
* La calibrazione della stampante va fatta per ogni carta usata.
Veniamo quindi a noi: come si calibra la stampante con Calibrite Color Checker Studio.
Utilizzando CCStudio, il software in dotazione, si stampa su un foglio A4 della carta per la quale si vuole calibrare, una pagina di patch di colori calcolata direttamente dal SW. Non ci sono operazioni particolari, solo avere la stampante connessa e caricato un foglio A4 della carta che volete calibrare. Questo il mio:
Il foglio va fatto asciugare per bene (loro consigliano una decina di minuti, io ho preferito alcune ore). E poi, sempre guidati dal SW, si fa la calibrazione dello strumento (eseguita in automatico) e semplicemente lo si passa su ciascuna delle righe, facendolo scorrere da destra a sinistra. Così.
È una operazione che dura un paio di minuti al massimo, finita la quale il SW produce una ulteriore stampa di ottimizzazione, usata per affinare le aree che dalla prima lettura producono i colori meno fedeli. Nel mio caso è stata questa:
Per la quale si segue una seconda volta l'iter precedentemente illustrato (asciugatura, calibrazione strumento, lettura patch), alla fine del quale il software fornisce il profilo ICC.
Con questo profilo si fanno due cose fondamentali:
* il softproof, per vedere in anteprima ed a video una simulazione di come colori e contrasti verrano resi in stampa (utile prevalentemente in caso di colori iper saturi o specifiche esigenze di rappresentazione di zone molto chiare o molto scure).
* La conversione per la stampa, fatta direttamente dal SW usato per l'operazione che nel mio caso è ancora Capture One.
Prima di andare a vedere il risultato, segnalo a chi non è esperto di stampa casalinga che comunque un profilo deve essere usato e che l'alternativa è o il cosiddetto profilo canned, cioè quello prodotto per le stampanti "di mercato" direttamente dal produttore della carta che si usa, o utilizzare un service esterno, al quale inviare la stampa del foglio delle patch per eseguire lo stesso processo... ma pagando il servizio invece dello strumento.
Qual'è la differenza? beh, molto semplice:
- il profilo canned è calcolato con una stampante dello stesso modello di quella che usate voi, ma c'è variabilità nella resa tra stampante e stampante. Resa che può anche cambiare nel tempo e che quindi prevede, come per gli schermi, di rieseguire la calibrazione.
- Il service esterno dovete pagarlo. Dipende da quanto è costoso e da quanti profili volete fare capire quale dei due approcci è più conveniente. Io in realtà ho deciso sia perché dovevo cambiare il colorimetro sia perché sono uno che le cose le fa quando ha tempo. Non posso immaginare di voler stampare su una carta appena comprata e dover aspettare il tempo del vai e vieni della carta via posta con il service!
Tornando alla stampa, io per testarne la qualità e comprendere le proprietà delle diverse carte di rendere il colore ed il contrasto utilizzo un file, che ho recuperato nel lontano 2007 quando ho iniziato a stampare le mie fotografie. Questa per i nativi analogici è un po' più difficile da capire. Il fatto è che la carta non è digitale, la sua risposta non è perfetta e non è capace di riprodurre i chiari-scuri da 0 a 255. In questo, ricorda un pò i limiti della pellicola. Il file è questo:
E' molto comodo perché, vedete, contiene incarnati di diverso tipo, colori saturi, colori divisi in patch, ed i fondamentali bianchi e neri. Quindi mi consente di capire come rende una carta ma anche come la mia catena di stampa gestisce il colore. Oppure può servire a capire come lavora un qualsiasi service di stampa se avete la pazienza di mandarlo in stampa e vederne i risultati.
Ad esempio, mi fa capire come la carta gestisce i neri profondi, cosa essenziale per stampare le fotografie fatte in notturna. Ma anche i bianchi e neri molto densi.
Ed eccoci alla prova della verità: come stampa questo file con i due profili?
Canned, scaricato dal sito di Innova (stampa su carta IFA 14)
Calibrite (ovviamente sempre carta Innova IFA 14)
Ora, ovviamente, occorrono alcune precisazioni. Le due stampe sopra le ho fotografate. Le ho rese con il miglior bilanciamento del bianco e con un profilo a conversione lineare nel sw di regolazione per evitare il più possibile di alterare colori e contrasti. Sono abbastanza fedeli ma non perfette. Ma la loro significatività in questo contesto non è tanto confrontarli con il file quanto tra di loro (per renderli confrontabili con il file avrei dovuto fotografare il mio schermo in softproof, ma introducevo ulteriori variabili e non ne uscivo lo stesso).
Per vedere le differenze vi consiglio di guardare ad esempio i verdi, in particolare le patch più sature al centro, che nel profilo canned sono irrelisticamente separati mentre nel file sono decisamente più vicini e, altro particolare interessante per chi si avvicina alla stampa, le estremità dei neri profondi e dei bianchi molto chiari - entrambi non perfettamente riproducibili da questa carta opaca (che come noto tende a perdere un po' di contrasto, si vede soprattuto nei neri ma esiste anche nei bianchi).
Spero sia utile, anche per capire un po' di più del processo di stampa e del perché si possa amare fare da se le stampe e non affidarle ad un professionista: la stampa è interpretazione, perché la carta non è digitale e non gestisce in modo perfettamente lineare nessun file. Ed il processo di stampa è quello che finalizza l'azione del fotografo.
Almeno per come la vedo io: la fotografia è... di CARTA!!!
Massimo per Nikonland (c)
13/1/2023
Recommended Comments
Join the conversation
You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.