Attenzione, si tratta ovviamente di un test originariamente scritto quasi una ventina di anni fa ...
Ho la Nikon D200 dal 27 aprile di quest'anno e ho già scattato 8000 foto, dopo aver utilizzato una D70 per oltre un anno e circa 18000 scatti.
Ho comprato questa D200 per due motivi: non mi piaceva la mia D70 e avevo bisogno di una digireflex robusta, efficiente e con un sensore che non mi facesse rimpiangere le pellicole che continuo ad usare con le altre (tante) mie Nikon.
Dopo sei mesi abbondanti sono talmente soddisfatto che sto cominciando a pensare di comprare un secondo corpo D200, vi diro perché...
ERGONOMIA
Inizio con una premessa:
il grip e l'ergonomia in generale in entrambi i corpi macchina cambia radicalmente in meglio quando utilizzati con le impugnature portabatteria aggiuntive, apposita per la D200 (MBD200), aftermarket per la D70, che di suo non prevede come optional questo accessorio, altresì presente sul mercato proveniente dal Far East sotto i marchi più disparati e a prezzi variabili intorno ai 90 euro, ma con un appeal, qualità dei materiali e non ultimo funzionalità ben diversa dall'eccellente MBD200 che vale tutti i soldi che costa (a listino 190 euro).
D'altra parte la disponibilità di questo accessorio non pregiudica la reversibilità : entrambi i corpi fanno della compattezza (rispetto le ben più ingombranti D1 e D2 series) un'arma invincibile: montare un obiettivo corto a focale fissa sui due corpi,consente poi di poterli cacciare agevolmente in un tascone da giacca a vento e andare così a fotografare, senza ulteriori ingombri: all in one !
Altro carattere distintivo di tali corpi rispetto le digireflex PRO della Nikon consiste infatti nella presenza del flash incorporato in entrambe le D70 e D200, flash che, nonostante le microdimensioni, assurge nel neonato sistema CLS Nikon ad un ruolo importantissimo se non fondamentale di tali sorgenti di luce: quella di fare da attivatori di eventuali flash remoti in wireless ttl-flash, una delle trovate più geniali di Nikon degli ultimi tempi !
Dimensioni e pesi sono abbastanza raffrontabili: 595 grammi di peso "sgocciolato" per il policarbonato della D70 che misura poi 140x111x78mm (LxHxP), 830 grammi di lega di magnesio per la D200, che misura 147x113x74mm, guadagnando un paio di mm in altezza e ben quattro di risparmio in profondità, indice di progetto rivisitato.
Impugnando entrambe, le dita della mia mano destra (che "sgamba" quasi 21cm da pollice ad indice) si trovano perfettamente a loro agio sia con l'impugnatura, talmente pronunziata da indurre spesso all'errore di inquadrare con una sola mano, sia con i tasti che sovrintendono alle funzioni accessorie: nella D200 in particolare esiste all'altezza dell'anulare destro un importante tasto personalizzabile con la funzione preferita (io ci tengo la misurazione spot), dando comunque modo al mignolo destro di svolgere la sua tanto importante quanto spesso trascurata missione di scivolare sotto il fondello macchina per stabilizzare meglio la presa.
Quando si utilizzino ottiche non particolarmente "sporgenti" non trovo motivo di utilizzare impugnature aggiuntive che trovano tutto il loro perché quando diventi prioritario usare anche la parte inferiore del palmo della mano destra per sorreggere meglio l'insieme macchina-obiettivo con i miei teleobiettivi e telezoom: in tali casi l'impugnatura aggiuntiva serve anche a controbilanciare meglio il tutto.
Per quanto riguarda poi la disposizione dei tasti c'é da dire che l'ergonomia delle due reflex rispecchia pienamente la 'trincea' di caratterizzazione che contraddistingue le due linee di produzione Nikon: le entry level dalle prosumer e PRO.
Uno dei motivi infatti per cui ho odiato la D70 si chiamava multiselettore e stava sul ponte comandi alla sinistra del pentamirror (che nella D200 é invece un pentaprisma, finalmente): la maggior parte delle volte che passavo da un'impugnatura orizzontale della D70 ad una verticale, mi accadeva di spostare accidentalmente detto selettore (sprovvisto di blocco) dalla posizione in cui mi trovavo (normalmente A) a quella adiacente, senza peraltro potermene rendere conto subito, giacché la destinazione di pubblico cui quella reflex era dedicata, non consentiva di inserire a mirino un indicatore del modo di funzionamento, né peraltro tale basilare indicazione veniva neppure riportata sul display superiore : in sostanza? una tragedia! (specie al buio quando risulta davvero impossibile riuscire a percepire in che posizione si trovi ad essere detto multiselettore).
Nella D200 invece, l'ingegnerizzazione old-style Nikon, prevede oltre al multipulsante di sx che comanda le tre principali funzioni digitali (Qualità immagine-WB-ISO asservite peraltro alla contemporanea rotazione della ghiera principale), anche il sottostante selettore (fornito di blocco step-by-step) dedicato alle modalità di scatto (Single, Continuous Low e High, autoscatto e Mirror Up) alcune delle quali indisponibili su D70,
mentre il selettore dei modi é il pulsantino alla base del pulsante di scatto, protetto al 100% (in quanto asservito alla contemporanea rotazione della ghiera principale) da involontarie sregolazioni.
Inoltre il modo di funzionamento (finalmente soltanto i quattro più importanti: A-M-P-S e nessun Program dedicato) é chiaramente riportato sui display esterno e soprattutto a mirino, dove la moltitudine di indicazioni riguardanti oltre a tempo e diaframma in uso, anche modo, eventuale staratura dell'esposizione, ISO, capacità residua della scheda, esposimetro in uso e riferimento di fuoco, rende di fatto inutile ricorrere a qualsivoglia altra indicazione e consente pertanto di non staccare mai gli occhi dal mirino durante le più impegnative sessioni di scatto.
Ancora, il selettore dell'esposimetro che consente con qualsiasi ottica di scegliere tra spot, semispot e matrix, si trova atipicamente in una ghiera concentrica al tasto di memoria esposizione che su questa D200 é molto più rilevato che nella D70, dando opportunamente facilità di ricognizione anche a tentoni, nuovamente senza distrarsi dalla composizione dell'immagine.
Nella D70 invece per cambiare modo di esposizione si doveva premere uno dei pulsanti alla sinistra del monitor e ruotare la ghiera principale: scomodo e lento!
Restando sul pannello posteriore, la D200 si avvantaggia della presenza sul pollice destro, tra AF/AE-lock e ghiera principale, del pulsante di attivazione dell'AF,
comodo forse per usi diversi da quelli che faccio io della macchina fotografica, perché in sei mesi non mi é capitato di sentirne mai bisogno! (se lo rendessero programmabile a piacere sarebbe di sicuro molto più utile).
Sulla D200 poi, accanto al comodissimo joystick (funzionante anche in diagonale invece che solo a croce come quello della D70),
troviamo il selettore delle diverse disposizioni delle cellule AF dell'efficientissimo Multicam 1000, che su questa reflex conta ben 11 sensori contro i poveri 5 della D70, diversamente attivabili e regolabili interagendo tra il selettore apposito ed il joystick, veloce ed immediato.
Avendo poi trasferito sul fianco destro l'alloggiamento della CF della D200, lo spazio gommato a disposizione del pollice destro su questa reflex si é notevolmente ampliato e soprattutto non si ha più la sensazione di picchiare sul vuoto, come accadeva con la D70 nella quale ad essere gommato era il fragile sportellino del vano memoria, dove peraltro la CF andava inserita a rovescio rispetto l'orientamento adesso istintivo della D200 (sarà capitato a parecchi users di tentar inutilmente di inserirla nel verso che naturalmente si riterrebbe esatto).
Altra differenza basilare d'uso tra le due reflex consiste nella presenza sulla D200 della selezione diretta da comando dell'AF Single e Continuous (oltre che del fuoco Manual) a differenza che nella D70 in cui per variare l'AF bisognava entrare nel Menù della fotocamera.
In sostanza tutte le principali funzioni sulla D200 sono accessibili esternamente, senza dover per nulla accedere al Menù ed é per questo a mio avviso, ancora più immediata nell'utilizzo anche da parte di un principiante, rispetto alla pur basica D70!
Il monitor da 2,5 pollici e 230.000 pixel é brillante e preciso più che quello troppo contrastato e meno luminoso della D70 (da 1.8'' e 130.000 px) che portava a sovrastimare in review i files che spesso poi risultavano carenti proprio in termini di incisività ed eccesso di alte luci, tanto da portarmi a sottoesporlo per cercare di ridurne la potenzialità di errore.
In review la capacità di ingrandimento del dettaglio su monitor nella D200 raggiunge i 25 ingrandimenti, al di sopra non solo della inferiore capacità della D70, ma di qualsiasi velleità di 'conoscenza' del fotografo curioso.
La gomma del mirino é più confortevole della flangia di plastica dura della D70 su cui un oculare salva occhiali é optional.
FUNZIONALITA?
Non sono i 10,2 Mpx rispetto i 6 della D70 ad avermi portato a cambiare dopo poco più di un anno un apparecchio col quale, tranne rare occasioni ho sempre dovuto 'fare a botte', anzi direi che quella dimensione di file della D70, in assenza di una possibilità di crop immagine come nella serie D2, é forse la più equilibrata tra le esigenze di stampa e quelle di capienza delle sempre più gigantesche schede di memoria:
se con la D70 ci si poteva permettere il lusso (ed il risparmio) di scegliere, a seconda della mole di lavoro prevista tra una scheda da 1Gb oppure da 512Mb ed il resto dell'universo sembrava un'esagerazione cosmica, purtroppo coi 10,2 MP della D200 si rende necessaria la dimensione base da 2Gb per evitare di restare senza pellicola nel caso si debbano usare i NEF+Jpg tanto utili in ambito di postproduzione per evitare di dover per forza aprire NEF in realtà da cestinare, con ovvio risparmio di tempo e di lavoro.
Il motivo per cui sono dovuto passare alla D200, a parte i summenzionati vantaggi ergonomici, che da soli fanno però il 60% della scelta (perché prima di scattare la macchina fotografica si deve pure poter impugnare!) risiede nella indiscutibile precisione dell'esposimetro della D200 a fronte delle peripezie da affrontare con la meno precisa cellula della D70 e nella decisiva differenza di qualità del sensore, in termini di brillantezza, saturazione, nitidezza, contrasto (manca altro?) .
L'eventuale eccesso di saturazione é maggiormente correggibile piuttosto che non la sua cronica mancanza che notavo sulla D70 ed inoltre la notevole implementazione di contrasto sopperisce alla fisiologica esigenza di ottiche di qualità eccelsa che il sensore della D200 adesso richiede.
A livello di velocità di scatto poi, per quanto io prediliga 'one shot' rispetto gli scatti in sequenza, la D200 offre con i suoi 5 ftg al secondo in modo High una più che adeguata risposta alle esigenze della maggior parte dei fotografi: lo step successivo sono i 12 o 15 scatti al secondo, patrimonio però di budget decisamente superiori.
Anche il bilanciamento del bianco della D200 é più stabile e sicuro di quello della D70: volendo si può scattare quasi unicamente in modo 'sole brillante' salvo poi correggere qualcosa in postproduzione.
Dove la D200 non mi soddisfa é invece nella modalità Auto del WB, nella quale noto una tendenza ad ingiallire un po' eccessiva.
Preferisco di gran lunga premisurare il bianco, con la medesima procedura un po' scomoda della D70 dello scatto di prova dopo aver tenuto premuto il pulsante apposito nella predisposizione PRE.
A livello di facilities la D200 fa un passo indietro nel 'dimenticarsi' di integrare nel corpo un ricevitore agli infrarossi come quello che nella D70 consente l'uso del semplice ed economico scatto remoto ML3, a fronte del quale però risulta obbligata l'adozione del multiconnettore a 10 poli,
vera porta d'ingresso alle notevoli implementazioni che questa macchina consente, potendo affiancare alla numerosa famiglia degli scatti a filo che utilizzano questo connettore (io uso con soddisfazione un ottimo MC20, nato con le F90), anche una serie di accessori interessanti tanto quanto rari da trovare come i trasmettitori GPS, per indicare nei dati EXIF anche quelli relativi al posizionamento della fotocamera (utilissimi in certi tipi di reportage), oltre agli accessori dedicati alla trasmissione wireless dati, all'intervallometria e al collegamento diretto della macchina al pc, patrimonio ormai obsoleto di un'era informatica lontana anni luce dal semplice inserimento di una CF in un apposito slot.
Un passo avanti nel linkarsi al passato invece lo compie associando finalmente la presa sinchro-pc per i flash a torcia o da studio con i quali adesso non é più necessario lo zoccolo AS10 che con la D70 precludeva però l'utilizzo ulteriore della slitta flash.
Prendendo a parlare di gestione dei flash, oltre all'aumentata copertura del flash integrato nella D200 che adesso copre fino a 18mm contro i 20mm di quello della D70, salvo l'utilizzo con alcuni obiettivi 'ingombranti' che possono proiettare la propria ombra sul soggetto, il vero passo in avanti lo compie la gestione CLS dell'integrato della D200 che adesso nel pilotare da Commander uno o più flash remoti può anche fornire il proprio contributo di luce, contrariamente a quanto avveniva con la D70 il cui flash integrato si limitava a fare da attivatore per un solo remoto e non possedeva un canale di gestione e regolazione particolare, che trasforma di fatto il flash incorporato della D200 in un SB600 in relazione alle modalità di funzionamento, salva ovviamente la potenza reale di emissione.
La D200 consente inoltre anche il cosiddetto FV-lock, vale a dire la prevalutazione del contributo del flash incorporato per memorizzarne la potenza necessaria, agendo sul pulsante funzione posto alla portata dell'anulare della mano destra.
Da non dimenticare il fatto "rivoluzionario" per Nikon, di integrare su di una prosumer un flash, cosa che su pellicola non era mai stata fatta nè con le F90-90x e nemmeno con le pur ottime F100.
In merito alla gestione dei menù la D200 si avvantaggia di una sezione in più rispetto alla D70, dal nome 'Impostazioni recenti' nella quale possono essere richiamate le ultime regolazioni attuate sugli altri menù, per una più facile ricognizione, ma soprattutto esiste la possibilità di memorizzare fino a quattro diversi canali di memorizzazione funzioni, al fine di tornare a scattare velocemente nelle condizioni più adatte ad una particolare modalità di ripresa, opportunità questa che a mio parere mancava davvero alla D70 per evitare di trasformare in un incubo il tornare alle medesime regolazioni che ci avevano fatto apprezzare in precedenza uno scatto.
In sostanza ciò che a mio avviso più mancava alla D70 era una veduta d'insieme delle regolazioni menù che consentisse un miglioramento dell'interfaccia utente-macchina, carenza questa che probabilmente produceva danno maggiore negli utenti di esperienza medio-bassa, i quali, pur di non impazzire per ricordare come e dove poter apportare determinate variazioni di menù, preferivano di gran lunga utilizzare gli automatismi più completi che per quanto ben congegnati non valgono per nulla lo sforzo di ingegnerizzazione alla base di quella reflex.
Potrebbe essere questa una delle chiavi di lettura della presentazione successiva alla D70 di una D50, semplificata nelle funzioni ma soprattutto con un file immagine di default meno 'grezzo' di quello della D70, che nel 90% dei casi, doveva subire postproduzione.
Con la D200 infatti, passo sicuramente meno tempo al pc e comunque per operazioni di aggiustamento del tutto fisiologiche al trattamento di un immagine, come il ridimensionamento (il jpg più piccolo é comunque esageratamente grande, quindi é inutile) e gli aggiustamenti di orizzonte o luminosità.
La batteria EN-EL3e é invece il tallone d'Achille della D200 se paragonata ai consumi irrisorii della EN-EL3 della D70 ed al costo relativo, a distanza di un anno ancora troppo caro di questo elemento.
Risente degli eccessi di consumo dovuti al monitor sicuramente più brillante rispetto quello della D70, tanto da mantenere spenta di default la review della foto dopo lo scatto (al contrario del default della D70).
Tali consumi, associati al probabile utilizzo di ottiche VR o AFS, non proprio risparmiose, fanno si che la durata di una carica di questa batteria sia molto ondivaga tra i 300 ed i 1000 scatti, a seconda delle abitudini più o meno perniciose del fotografo che la usi.
L'impugnatura aggiuntiva MBD200 mi consente di averne contemporaneamente due, che funzionano alternativamente, oppure di sostituirle con un portabatteria da sei stilo AA, possibilmente MiMh da almeno 2100-2400 Mah.
Necessaria oltremodo quindi la conseguente possibilità di monitoraggio dello stato di carica della batteria, grazie al terzo piedino di contatto, rispetto alle indicazioni davvero molto approssimative sul display esterno della D70.
Concludo questa parentesi col ricordare quella che mi pare la più interessante delle novità apportate dalla D200 rispetto la D70 (e la D100 e D50) e che consiste nell'aver finalmente consentito l'utilizzo delle ottiche MF senza precluderne le funzioni esposimetriche e di documentazione EXIF:
con un software semplice semplice si recupera un patrimonio immenso di trenta anni di ottiche dall'Ai del 1977 in qua, perduto con macchine di questa classe a causa di una mera decisione di marketing discutibile quanto comprensibile, ma che rischiava ulteriormente di far cascare nell'oblio uno dei cavalli di battaglia del marchio: la compatibilità universale.
W LA BAIONETTA F
CONCLUSIONI
Avete capito perché mi piace la D200 più della D70?
Non tanto per le intrinseche qualità superiori del sensore (ma anche?) o per le evolute possibilità di utilizzo dei menù e dei comandi, neppure soltanto per l'aumentata gestibilità del flash incorporato con quelli remoti, né per il migliorato grip, quanto per l'elevata sensazione di continuità con la più pura tradizione (KAIZEN !) Nikon di fotocamere pensate non tanto per le prestazioni quanto per fare le foto, di più e per più tempo di tutte le concorrenti che nella stessa stagione sono spuntate: per essere le più dotate, le più veloci, le più capaci, le più belle, le più economiche, ma che invariabilmente saranno solo le concorrenti che dureranno di meno ?
Perché la D200 é una Nikon vera!
© Max Aquila 2007 - Nikonland
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